Sud ovest della Francia, non lontano dal confine con la Spagna, aprile 1977. Oltre quel cancello il male del mondo si purifica. La concentrazione della sofferenza che vi si trova è inferiore solo a quella della speranza. Lo si legge negli occhi di tutti. Di una minuta monaca di colore con la stecca degli occhiali rincollata e l’abito liso. Di un anziano con due ruote ai lati del corpo e le gambe perennemente coperte da un plaid. Di un fratone scarmigliato col saio bisunto e rattoppato. Di un bambino tenuto per mano mentre arranca con i quattro arti a X. Di qualunque persona cosiddetta “normale”, incapace di capire la propria ricchezza ma comunque determinata a misurarsi con quello che c’è oltre quel cancello. Sì, qualcosa c’è, qualcosa che puoi chiamare come preferisci. Se vuoi chiamala Energia, di quella positiva, e sarà sufficiente a dimostrare che qualcosa ci hai capito. All’inizio è come una cappa che quasi ti schiaccia. Poi ci fai l’abitudine, e anche se hai solo undici anni capisci che quando tornerai a casa, lontano dalla grotta, a due giorni di viaggio da lì, qualcosa sarà cambiato.
Sud della Toscana, non lontano dal mare, luglio 2012. Oltre quel cancello nessuno si purifica. Qui di sofferenza non ne trovi, ma di sicuro se come me hai fatto più di due ore d’auto per giungervi, qualche peccato di stress da farti perdonare l’hai sicuramente commesso. Ti dicono che lì si sta bene, ma questo è ovvio: tutti te lo dicono. Però chi te lo dice non è una persona cosiddetta “normale”, ed è questo che ti porta non dico a crederci, ma almeno a voler capire da solo. Daniele Mazzanti de La Cerreta di normalità ne ha molta, ma non è quella alla quale siamo abituati noi. La sua normalità è tutto quello che la maggior parte di noi ha dimenticato: amore per la gente e amore per la terra e la natura. Detto così suona di risaputo, sicuramente di ovvio e probabilmente di stantio. Ma dopo averci passato una giornata insieme non riesco a trovare in lui alcun altro interesse degno di nota da segnalarti.
La Cerreta è uno strano luogo se riesci a guardarlo con occhi diversi. Lascia perdere la SPA, la buona tavola, le terme, il piacere della vacanza e il relax. Tutto questo lo conosci già. Alla Cerreta se la tua sensibilità te lo permette riesci ad avvertire strane vibrazioni. Se vuoi chiamala energia (stavolta con la “e” minuscola), un flusso di energia positiva e pulita che inizi a percepire poco dopo aver lasciato la strada principale, dopo che gli ammortizzatori hanno dovuto lottare contro le prime buche della strada sterrata, dopo che sei arrivato in prossimità del recinto del toro, quell’enorme toro che se ne sta lì come un Caronte, come a consegnarti il lasciapassare per la terra che c’è oltre, ma per quella buona, al terzo livello.
E’ un’energia democratica, che viene da più sorgenti, perché gli Indiani d’America ci hanno insegnato che la natura, l’uomo e lo spirito sono elementi inscindibili.
E’ un’energia che Daniele Mazzanti ha saputo imbrigliare e combinare, e anche raccontare. Ha saputo legare l’energia della natura a quella dell’acqua, della terra e alla propria energia, in un equilibrio pacifico e benefico.
Non chiedermi come, non chiedermi perché… ma quando arrivando alla Cerreta vedrai da lontano un signore alto e magro, vestito da buttero, con lunghi e voluminosi riccioli biondi alla Robert Plant, con le mani sporche di terra e non di palcoscenico, quando lo vedrai venire verso di te col sorriso pacato stampato in volto, tipico di chi non ha niente da doverti dimostrare, sicuramente inizierai a capire tutto quello che non è necessario che io ti racconti.
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